Ho passato un’ora e mezza con lei nel patio della sua casa nei centro di Roma, scortati dal verso dei gabbiani, Via Margutta, due passi da piazza di Spagna, la strada degli artisti e degli atelier, di Federico Fellini e di Giulietta Masina, di Giorgio de Chirico e di Anna Magnani. Viso a viso, a distanza di sicurezza, abbastanza per non diventare appetibili e abbordabili contenitori di virus, non abbastanza per non cogliere la sfida che questa bellissima donna rappresenta agli occhi dei contemporanei. Me ne sono andato con l’idea di aver passato del tempo fuori dal tempo con un appassionante enigma che chiamerò “la donna ibrida”. Morena Gentile, mai nome fu così destino, è una specie di anacronismo vivente. Uno scandalo, a modo suo. Da vent’anni frequenta il mondo dello spettacolo, ma senza portarsi addosso un tic, una postura o una vanità di quel mondo. Quanto basta per definirla un miracolo. Allo stesso tempo, è una donna profondamente calata nel presente, moglie di un imprenditore e imprenditrice lei stessa, madre di una bambina di nome Sofia, oltre che attrice non rampante, per sua ammissione. Morena Gentile, la donna ibrida, vive nella strada più chic di Roma, ma viene da Cugnoli, paesino abruzzese, 1.700 abitanti antichi come il loro paese, in piena decrescita demografica. I suoi genitori vivono lì. Appena può, li raggiunge, Morena inalterabile, sempre uguale a se stessa e al suo glamour naturale, che siano la centralissima via Margutta o i passi perduti di Cugnoli. Timida, ma molto determinata in tutto quello che fa. A 18 anni ha rischiato di vincere Miss Italia, ventuno anni dopo, il prossimo 22 novembre, la vedrete in prima serata su Rai Uno nel film su Rita Levi Montatemi, protagonista Elena Sofia Ricci. Lei, Morena, nella parte di Teresa, moglie di Franco, assistente della scienziata. «Un’esperienza fantastica in un set con persone speciali, a cominciare da Elena Sofia Ricci». La tua Rita Levi Montalcini. «Una piccola, grande donna, il titolo del film, la rappresenta alla perfezione. Una di quelle donne che infondono coraggio solo per il fatto di essere esistite. Più che mai in questo periodo buio».